sabato 21 novembre 2009

Fuori dalla selva

Siamo rientrati oggi a Cintalapa dopo 5 giorni nella foresta. Come già scritto da Corrado, purtroppo alcuni problemi burtocratici di autrizzazioni con l'INAH (Istituto Nazionale di Archeologia e Storia del Messico) non ci hanno permesso di lavorare con serenità e abbiamo così deciso di anticipare di qualche giorno la seconda fase della spedizione. Lassù abbiamo lasciato molte cose da fare, i pochi giorni ci sono bastati a malapena per capire dove concentrare gli sforzi in un territorio veramente vasto. Abbiamo percorso chilometri di selva, inseguendo segnalazioni di grotte e inghiottitoi, spaziando dal Rio Nero al Rio la Venta. Abbiamo effettuato due campi principali, un nella zona del Clarin e un altro nel meraviglioso rancho Vaje Acosta, da cui ci siamo spostati sia in giornata, sia passando una notte con le amache nella selva. Alcuni avvicinamenti hanno richiesto più di 5 ore di cammino, aprendo picade a colpi di machete, guidati dai proprietari di terreni e dai giovani rancheros di Cardenas. Le grotte esplorate non sono state in verità molte, alcune cavità sul centinaio di metri nella zona clarin, grotte fossili e brevi inghiottitoi nella zona di Acosta. Un gruppo si è perfino spinto alla junta, attraversando un impressionante paleoalveo del Rio la Venta.

In un paio di giorni abbiamo cominciato a capire che le ricerche andavano concentrate più verso il canyon, seguendo le principali valli controllate da lineamenti strutturali. Finalmente l'altro ieri abbiamo trovato un vero e proprio corso d'acqua, interrotto da trafori fino ad arrivare a un inghiottitoio, purtroppo impraticabile, in cui le acque spariscono per riemergere nel Rio La Venta, tre chilometri oltre e 450 metri più in basso. Nella valle, al di sopra dell'inghiottiotoio occhieggiano vie fossili che non abbiamo avuto il tempo di esplorare. Poi la decisione di abbandonare, di rientrare per non avere problemi con l'INAH. Così abbiamo spremuto fino all'ultimo le nostre energie esplorando oggi un'altra valle dove abbiamo individuato un torrente ancora più grosso, fino ad un altro imponente sumidero completamente ostruito da tronchi e massi. Al di sopra era evidente un alveo di troppo pieno che si spingeva fin sotto a una parete un centinaio di metri oltre. Ma eravamo senza autorizzazione del propietario del terreno e abbiamo preferito non rovinare gli ottimi rapporti con i locali. Se si riuscisse a entrare là sotto non ci sono dubbi che si entrerebbe in un altra Cueva del Rio La Venta.

Ma siamo pazienti... Questa volta abbiamo avuto davvero sfortuna. Fosse stato per le nostre guide potevamo stare lì comodamente ad esplorare con loro l'altopiano ancora per mesi. Ma purtroppo alcune delicate questioni politiche (ed economiche) che non sto qui a spiegare, hanno creato le condizioni per fermarci prima del tempo e, forse, proprio quando il bello doveva venire. Fortunatamente le grotte però non spariscono nel nulla, e ora sappiamo dove trovarle, grazie anche a questi lunghi giorni di ricerca spesso infruttuosa.

La spedizione comunque non è finita. Stiamo raccogliendo nuovamente le forze per spostarci in un'altra zona carsica dove alcuni amici speleo messicani ci hanno invitato a tentare l'esplorazione di un sifone in un grosso inghiottitoio che alimenta le sorgenti del famoso Canyon del Sumidero. Si tratta della Cueva Puercospin, un - 300 ancora da capire e in buona parte da esplorare. Saremo là da lunedì e vi manderemo altre notizie.

Per quanto riguarda la salute dei partecipanti, direi che ormai ci siamo ripresi tutti abbastanza bene, anche se il consumo di tachipirine e cortisone è stato decisamente anomalo. In foresta abbiamo avuto spiacevolissimi incontri con formicai tremendi, api, larve urticanti, tarantole, zecche e qualche innocua nauyaca che se l'è passata ancora peggio di noi. Ma questo fa parte della selva, fa parte dell'avventura, e quindi in fondo non ci è pesato poi così tanto. Anzi, ora che siamo in albergo, ci sembra così strano pensare a quell'intrico verde, e forse solo ora, rilassandoci da quella concentrazione quei luoghi ti costringono ad ogni passo, riusciamo ad assaporare il fascino di questa terra e di questo viaggio di esplorazione.


La nauyaca del sentiero che porta a Tres Marias (foto N. Russo)

giovedì 12 novembre 2009

Dentro le foreste del Chiapas

Era appena l’inizio di maggio, pochi mesi fa, quando, distesi sul cassone di un pick-up, lasciavamo le foreste che circondano la Lopez Mateos, illuminate da un tramonto messicano dagli orizzonti sconfinati. Pensavo a quanto buio si doveva estendere là sotto, alla bellezza della Cueva del Rio La Venta, ai sogni di nuove esplorazioni che in futuro ci avrebbero potuto portare nuovamente a precorrere impetuosi fiumi sotterranei e giganteschi saloni concrezionati. Mai avrei pensato che sarebbe passato così poco tempo per ritrovaci lì nuovamente a coltivare questo sogno.

Tra pochi giorni saremo al ranchito, e da lì inizieremo una nuova avventura nelle foreste del Chiapas.

Era da mesi che procedevo con la faticosa organizzazione dell’ultima, tanto agognata spedizione a Juquila, nello stato di Oaxaca. Avevamo programmato quest’ultimo viaggio, in quelle montagne così affascinanti, per concludere un progetto che ancora aveva delle incognite, dal sapore di canyon inesplorati e di grotte antiche ricche di dipinti di antiche civiltà mixteche. Forti di un accordo triennale con i campesinos di Tepelmeme, avevamo deciso di partire ad ogni costo, creando vari gruppi e articolando una logistica complessa che richiedeva l’appoggio totale delle nostre guide locali.

Putroppo in Messico nulla è scontato e delle forti opposizioni all’interno dell’assemblea del pueblo di Tepelmeme mettevano in forte dubbio l’accordo stipulato in passato. Siamo pur sempre stranieri che hanno una strana passione, quella di esplorare, senza pretese di scoprire cose che abbiano un valore economico. La nostra esplorazione significa semplicemente conoscere, e la passione che ci spinge ad affrontarla viene alimentata dall’avventura che sappiamo ci aspetterà ad ogni passo, ad ogni svolta che ci potrebbe portare verso l’ignoto. Ma quanto è difficile spiegare questo a delle persone che vivono in un  deserto pensando solo a riuscire a sopravvivere di ciò che gli offre quella terra? È comprensibile che, dal loro punto di vista, tutto questo nostro volere, tutto questo sforzo per esplorare sia insensato se non ci fosse un reale interesse economico in tutto ciò. E così affiorano i sospetti, si può pensare che questi europei avventurieri siano degli ingannatori, che in verità cerchino reperti archologici, petrolio o diamanti, chissà quale ricchezza nascosta nel cuore della loro terra.

Da settembre ad oggi a Tepelmeme ci sono state riunioni fiume, a cui hanno partecipato Alicia Devila, la nostra socia messicana, insieme con Arghelia e Israel, amici speleologi che hanno creduto in questo progetto. Abbiamo cercato di offrire qualcosa di tangibile alla comunità, libri in spagnolo, manifesti, appoggio per le loro iniziative di turisticizzazione, ma il sospetto, alimentato anche dalle leggende riguardanti un incidente avvenuto in grotta a degli speleologi inglesi che erano alla ricerca del plutonio (!), ha prevalso e alla fine ci è stato chiaro che i tempi non sono maturi. Forse un giorno torneremo in quelle montagne ma questo avverrà solo quando la gente avrà capito che non vogliamo rubargli niente,  ma che vogliamo solo conoscere il loro territorio e permettere anche a loro di sapere quali meraviglie della natura hanno nelle loro mani.

 Se c’è una cosa che non manca in Messico, sono le grotte da esplorare, e certamente a noi di La Venta non mancano progetti e sogni esplorativi (anche troppi). Così quel sogno messo nel cassetto a maggio è stato ritirato fuori e la spedizione a Juquila in pochi giorni si è trasformata in un ritorno in Chiapas. L’obiettivo è spingersi oltre la colonia di Cardenas, oltre le grotte del Clarin e della Neblina, per raggiungere degli imbocchi che i racconti dei locali dicono giganteschi. In effetti nessuna spedizione si è mai spinta così addentro a quel triangolo di foresta che si trova tra la confluenza del Rio Negro e il Rio La Venta. Sicuramente in quell’area esistono altri collettori, con morfologie del tutto simili a quelle della meravigliosa Cueva del Rio La Venta. Sarà quindi un’esplorazione ricca di incognite ma che presenta anche grandi prospettive.

Un’altra novità in questa spedizione sarà il tentativo di superamento di alcuni sifoni in grotte già note (Los Bordos, Clarin, Neblina) da parte del nostro speleosub Pierpaolo. Inoltre, se il tempo ce lo permetterà l’idea è pure quella di fare un campo nella zona di Los Bordos per riprendere le esplorazioni anche in questo settore del canyon, di cui di fatto si conosce ancora ben poco. Insomma di carne al fuoco ce n’è davvero molta. Tanto dipenderà dalle guide locali e anche dalla fortuna, ma sono certo non torneremo delusi, perché laggiù le grotte ci sono certamente.

Siamo un bel gruppo di ben  17 persone, provenienti da varie parti d’Italia (Trieste, Padova, Verona, Vicenza, Cagliari, Roma, Napoli…). Come La Venta stiamo cercando in questi anni di coinvolgere nei nostri progetti speleo, fotografi e ricercatori validi che abbiano voglia di darsi da fare e vivere queste avventure insieme con noi, condividendo questa passione e il nostro modo di svolgerla.

Anche questo nostro nuovo viaggio è supportato da Ferrino, oltre che da Intermatica che ci ha fornito degli apparecchi satellitari che renderanno più sicure le operazioni in foresta, permettendoci di abbandonare la vecchia e complessa tecnica  del posizionamento di ponti radio.

Cercheremo di tenervi informati degli sviluppi, comunicando con l’Italia almeno ogni due-tre giorni. Potete seguirci dal blog di laventa, blog.laventa.it.

Sono le 2 di notte, tra poche ore saliremo su un aereo, e poi sarà solo la foresta e le sue grotte misteriose ad occupare i nostri pensieri.

 

Ciao a tutti

 

Francesco

 

 



Nella Cueva del Rio La Venta. Foto di Filippo Serafini

Chiapas. foto di Filippo Serafini.